Il 6 aprile 2010 la famiglia bianconera piange invece per una tragedia. Sotto una slavina sul suo amato Monte Bar viene ritrovato il corpo del preparatore atletico Tiziano Muzio. Un uomo speciale che ha attraversato per trent’anni la vita del club, guadagnandosi la stima e il rispetto di tutti per la sua competenza, ma ancor di più per la sua sensibilità e la sua generosità. Il suo nome evocherà per sempre a Lugano valori come lo spirito di sacrificio e la passione per il proprio lavoro.

La stagione 2010/2011 coincide con il settantesimo anno di fondazione dell’Hockey Club Lugano. Un anniversario che viene celebrato con diverse iniziative sull’arco dei mesi, culminate il 29 gennaio 2011 con la disputa della gara di campionato alla Resega contro il Berna con una maglia “vintage” alla presenza nella cerimonia prepartita di gran parte dei giocatori che nei decenni hanno indossato la prestigiosa “C”.

Sul piano sportivo, la guida tecnica è affidata a Philippe Bozon, head coach e Sandro Bertaggia, assistant coach. Parecchie le partenze per motivi diversi: Romano Lemm, Alessandro Chiesa, Jeff Hamilton, Johan Akerman, Evgeni Chiriajev.

Nel corso della tradizionale maccheronata di fine agosto, viene ritirata la maglia numero 44 di capitan Andy Näser, protagonista di tredici generosissimi campionati con i colori bianconeri. Tra i nuovi, oltre al ritorno di Sébastien Reuille e all’ingaggio dei giovani difensori Lorenz Kienzle e Stefan Ulmer, spicca una batteria di stranieri, la maggior parte dei quali piuttosto giovani. Con arrivo scaglionato sull’arco dei mesi indossano così la maglia del Lugano quali “Import Players” il portiere Sébastien Caron (in alternanza con l’incostante David Aebischer), Petteri Nummelin (spesso acciaccato), il difensore Mark Popovic e gli attaccanti Josh Hennessy, Chris Bourque (figlio del famoso Ray Bourque) e Colby Genoway.

Nei mesi di settembre, ottobre e novembre il Lugano fatica maledettamente a trovare una velocità di crociera accettabile. La squadra non riesce mai a vincere due partite consecutive, la fase difensiva non convince e i presunti leader svizzeri si fanno desiderare. I giocatori stranieri non danno gli impulsi sperati e finiscono troppo spesso nell’anonimato.

La linea per qualificarsi ai playoff si allontana sempre più e così, il 29 novembre 2010, Philippe Bozon e Sandro Bertaggia vengono sollevati dall’incarico. Al loro posto, inizialmente ad interim, in realtà fino al termine della regular season, la società dà fiducia a due uomini del club: Mike Mc Namara e Patrick Fischer, fino a quel momento brillanti head coach e assistant coach degli Juniores Elite. Con il nuovo duo alla transenna, la squadra sembra in un primo tempo beneficiare di una scossa positiva. Qualche successo illude sulla possibilità di risalire la classifica ma le due sconfitte prenatalizie contro rivali diretti come Lakers e Ambrì pregiudicano in modo quasi definitivo la rimonta. Per la prima volta nella sua storia il Lugano è praticamente out dai playoff già a Natale!

Per i playout vi è apprensione. A tre giorni dal via la società decide di inserire un volto nuovo a capo dello staff tecnico. Mc Namara e Fischer restano come assistenti e il 46enne canadese Greg Ireland, con una significativa esperienza in AHL, assume la guida del coaching staff. La mossa si rivela azzeccata se è vero come è vero che il Lugano liquida i temuti playout con quattro meritati successi consecutivi contro i Lakers. La giusta attitudine, un gioco semplice ed efficace, la crescita di qualche elemento rispetto ad una scialba regular season garantiscono la salvezza, suggellata all’overtime della quarta sfida da uno slapshot di capitan Vauclair.

Il 22 giugno 2011 l’assemblea degli azionisti elegge nella sala del Consiglio Comunale di Lugano Vicky Mantegazza alla presidenza dell’Hockey Club Lugano SA. Figlia del Presidentissimo Geo, cresciuta con il DNA bianconero nel sangue ed artefice dei successi del Ladies Team, Vicky pone per la sua stagione d’esordio al timone del Club due obiettivi. Il primo di carattere sportivo è la qualificazione il più possibile tranquilla per i playoff. Il secondo è quello di riportare l’entusiasmo del popolo bianconero alla Resega.

Per la stagione 2011/12 la campagna acquisti è rumorosa. Soprattutto la batteria degli stranieri subisce mutamenti di spessore. Caron, Bourque, Hennessy, Genoway e Popovic vengono congedati. Al fianco di Nummelin, arrivano Jaroslav Bednar, spettacolare topscorer ceco del Davos campione svizzero, l’attaccante Kimmo Rintanen, garanzia di classe e reti dopo dieci stagioni a Kloten e Rob Niedermayer, diciotto stagioni in NHL quale prezioso centro two-ways. Purtroppo quest’ultimo sarà vittima di un infortunio ad un ginocchio e, dopo una ventina di partite, lascerà il palcoscenico. Lo sostituirà dopo Natale il canadese Brett McLean, grande lavoratore a tutta pista mentre il difensore canadese Jordan Hendry completerà in corso d’opera il pacchetto degli Imports. Ripartito Aebischer per il Nordamerica, c’è grande fermento per il nuovo estremo difensore, il ventenne talentuoso Benjamin Conzin prestito per un anno dal Ginevra di Mc Sorley. Il giovane Schlumpf e i rodati Blatter e Steiner costituiscono ulteriori rinforzi.

A guidare questa squadra estremamente rinnovata nei suoi ranghi viene chiamato Barry Smith, 60enne coach statunitense con grande esperienza in NHL. Smith fatica però sin da subito a familiarizzare con le dinamiche dell’hockey rossocrociato e il 21 ottobre 2011, dopo un’umiliante scoppola a Kloten (9-1), abbandona la nave al suo destino rientrando inopinatamente in Nordamerica non senza aver attaccato giocatori e società.

Il caso vuole che proprio la stessa sera il Berna licenzi sui due piedi Larry Huras, reo di non proporre un gioco sufficientemente brioso. Dopo un interludio di due gare del duo Fischer/Mc Namara, Larry l’esigente riabbraccia quindi Lugano e lo fa con la sua tipica carica di energia, dedizione quotidiana e attenzione ai dettagli. E sotto la sua bacchetta la squadra ritrova gradatamente una sua identità e l’accettazione del proprio ruolo per ogni attore.

Momenti-clou di una regular season all’insegna dell’incostanza ma chiusa abbastanza in scioltezza in sesta posizione sono senz’altro i sei derby tutti vinti contro l’Ambrì – un record – e l’impiego costante dei giovani Dario Simion e Diego Kostner, un traguardo importante per la Sezione Giovanile del Club. Sono comunque i playoff a far riassaporare ai tifosi le vere emozioni ed a far scorrere l’adrenalina che accompagna le sfide più equilibrate. Avversario dei bianconeri è quel Friborgo che in estate aveva dichiarato senza mezzi termini di puntare al titolo, assicurandosi elementi del calibro di Dubé, Gamache e Rosa. Gli uomini di Huras e Fischer bissano l’exploit di espugnare la BCF Arena con due prestazioni tatticamente e agonisticamente perfette. Non sono tuttavia in grado di ripetersi alla Resega dove s’inchinano a tre riprese. Sono così i burgundi a passare la serie dei quarti di finale con il punteggio complessivo di 4-2. Per società, staff e giocatori la soddisfazione di essere usciti a testa alta con il caloroso applauso della Resega. E ad incarnare il rinnovato spirito gladiatorio del Lugano è senz’altro Sébastien Reuille, eroico e stoico miglior marcatore della squadra nei playoff dopo aver subìto la bellezza di 80 punti di sutura al palato.

La squadra diretta alla transenna da Larry Huras presenta per la stagione 2012/2013 alcune significative novità. Il parco straniero si compone, oltre che di Nummelin, McLean e Bednar, dell’acclamatissimo Glen Metropolit e del difensore finlandese Ilkka Heikkinen, acquistati per far crescere la produzione offensiva, come pure del difensore Johann Morant e dell’attaccante Thomas Rüfenacht, ingaggiati per aumentare il potenziale di aggressività. Tra i pali invece, terminato il prestito da Mc Sorley di Conz, Daniel Manzato e Michael Flückiger (entrambi 28enni) si dimostreranno all’altezza delle aspettative alternandosi nella difesa della gabbia. Il giovane Jordy Murray completa il pacchetto d’attacco.

Il rendimento fino a Natale è altalenante. A brillanti prestazioni casalinghe fanno spesso seguito sconfitte di misura in trasferta. Il campionato 2012/2013 sarà comunque iscritto a caratteri cubitali nella storia dell’hockey svizzero. La mitica NHL resta infatti invischiata nel lockout fino a metà gennaio. Sul ghiaccio elvetico i tifosi possono così ammirare star del calibro di Zetterberg, Tavares, Kane, Seguin, Spezza ma anche i figliol prodigi Streit, Diaz, Weber ecc. In questa corsa al fenomeno, il Lugano pesca piuttosto bene. In difesa rafforza la squadra il giovane difensore Luca Sbisa, proveniente dagli Anaheim ma soprattutto in attacco celebra la sua classe a tutta pista Patrice Bergeron, punto di forza dei Boston Bruins e persona davvero squisita. In 21 partite con i colori bianconeri, Bergeron realizza 11 gol e 18 assist, lavora come un matto ed insegna hockey ai compagni.

Nonostante il contributo degli NHLers e complici infortuni pesanti (Hirschi, Domenichelli, Brady Murray in primis) il Lugano arriva alla pausa di Natale non tra i primi quattro come auspicato in agosto ma, inaspettatamente, sotto la riga. Fa molto discutere la separazione a novembre da Jaroslav Bednar. Il ceco si dimostra impaziente e non accetta la convivenza di cinque stranieri. Huras non lo “vede” e, dopo un’intervista di troppo, la società trova un accordo per la sua liberazione immediata. A posteriori, probabilmente un errore.

Grazie ad un ottimo mese di febbraio, Vauclair e compagni chiudono la regular season al sesto posto e affrontano con ottimismo lo Zugo nei quarti di finale dei playoff. In una serie di sette partite tirate passano però i ragazzi di Doug Shedden. Molto impiegati nella regular season, alcuni uomini chiave del Lugano non riescono a fare la differenza e gli svizzero centrali utilizzano in modo più furbo l’intero organico.

Nessuno degli obiettivi sportivi prefissati viene pertanto raggiunto. Né il quarto rango in regular season, né la semifinale dei playoff. Alcuni ragazzi del settore giovanile si sono ben profilati come titolari (Kostner, Simion, a tratti Fazzini), ma non è abbastanza. La lunga ed approfondita analisi tecnica della società non lascia dunque scampo a Larry Huras che viene esonerato e sostituito in vista della nuova stagione con il suo assistente Patrick Fischer (nuovo head coach) e con Peter Andersson (nuovo assistant coach).

Il 31 agosto 2013 dopo una gara amichevole alla Resega contro il TPS Turku l’HCL ritira la maglia no. 33 di Petteri Nummelin in segno di gratitudine verso il protagonista di due straordinari cicli di cinque anni all’insegna di estro, fantasia e spettacolo.

Pochi giorni dopo inizia la stagione 2013/2014. È il Lugano di Patrick Fischer e Peter Andersson che non tardano a far capire di avere le idee chiare. Con coraggio e spalleggiati dalla società, i due coach danno avvio a quella che viene chiamata la “Fischerrevolution”. Sull’arco dei mesi, a stagione in corso, il club si separa da Johann Morant, Jordy Murray, Dan Fritsche, Hnat Domenichelli e Glen Metropolit. L’obiettivo è quello di costruire una squadra veloce in grado di giocare con intensità ma anche quello di ridurre il budget. Sempre in corso d’opera raggiungono la Resega l’attaccante della Nazionale Julian Walker e il possente difensore Marco Maurer. Sul fronte stranieri dura poco l’avventura del difensore canadese Chris Campoli mentre il connazionale attaccante Jacob Micflikier disputa una buona regular season ma non incide nei playoff.

Il vero acquisto è lo svedese, campione del mondo, Fredrik Pettersson. Talentuoso, instancabile, vero leader, Pettersson diventa in breve tempo il valore aggiunto della squadra. Deludente invece l’apporto di Mikko Lehtonen approdato in Ticino nel mese di febbraio. I bianconeri partono male dal punto di vista dei risultati ma poi crescono alla grande e conquistano il calore dei tifosi. Quinti a fine stagione regolare, affrontano nei playoff l’ostico Ginevra di Mc Sorley. Le partite sono tirate ma la superiorità fisica dei granata che s’impongono 4-1 nella serie prevale. Le note positive da annotare a fine stagione sono comunque parecchie. L’inserimento costante dei giovani provenienti dal settore giovanile tra cui Giacomo Dal Pian, Luca Fazzini e soprattutto il portiere lettone di licenza svizzera Elvis Merzlikins. Agile e dotato di forte personalità, il 19enne Elvis gioca 22 partite ufficiali, viene draftato in estate dai Columbus Blue Jackets e si aggiudica lo Swiss Ice Hockey Award per il miglior Rookie del campionato.

Anche la stagione successiva, la 2014/2015, viene lanciata il 6 agosto 2014 dal ritiro di una maglia storica, quella di Flavien Conne. Dopo 14 campionati in bianconero, due titoli svizzeri, cinque partecipazioni ai Mondiali e due ai Giochi Olimpici, il centro no. 40 chiude a Lugano la sua esemplare carriera. Il colpaccio di mercato della primavera 2014 si chiama Linus Klasen. Dotata di talento ed estro come pochi in Europa, la guizzante ala incanterà la platea del campionato svizzero, ispirando soprattutto il suo “gemello diverso” Fredrik Pettersson. Il duo svedese occuperà i primi due posti della classifica dei marcatori della regular season, rispettivamente con 69 e 55 punti. L’opera di rafforzamento della squadra è completata dall’ingaggio del centro finlandese Ilari Filppula, dal ritorno all’ovile del sempre più solido Alessandro Chiesa e dall’ingaggio del centro difensivo Janick Steinmann. In corso d’opera, in cambio dei partenti Dominik Schlumpf, Brady Murray ed Eric Walsky, approderanno sulle rive del Ceresio il 20enne difensore Calle Andersson, il figliol prodigo Alessio Bertaggia e l’altro attaccante Jurai Simek.

Ma il nome Lugano sarà sulla bocca dell’intero mondo hockeystico a metà dicembre, quando il club annuncia l’arrivo alla Resega, con un contratto quadriennale, di Damien Brunner dopo la sua decisione di mettere la parola fine all’avventura NHL (Detroit Red Wings, New Jersey Devils). Per le sue accelerazioni sul ghiaccio e la sua velocità d’esecuzione, l’MVP e capocannoniere della stagione 2011/2012 con lo Zugo è considerato dagli addetti ai lavori l’attaccante svizzero più spettacolare in circolazione. La stagione regolare è estremamente positiva con il terzo rango finale, il miglior piazzamento dal 2006, oltre 4’000 abbonati e una media spettatori di 5’559 persone. A testimonianza della passione crescente verso un HCL finalmente stabile a tutti i livelli.

Purtroppo i playoff regalano però poche soddisfazioni. L’incubo Ginevra si materializza per il secondo anno consecutivo. Anche se la serie (persa 4-2) è molto più tirata della precedente. Alla fine a sollevare la coppa sarà il Davos del sempiterno Del Curto. In campo femminile il massimo alloro nazionale resta invece a Lugano grazie all’ennesima impresa del Ladies Team, campione svizzero per la sesta volta nella storia.