La stagione 2000/2001, quella del 60° compleanno dell’HCL, ricalca per certi versi quella precedente. I bianconeri chiudono infatti la regular season al comando, sempre davanti agli ZSC Lions. Quarti di finale e semifinali dei playoff sono assai sofferti e i successi contro rispettivamente Friburgo e Berna giungono grazie soprattutto al carattere e all’esperienza che consentono diverse vittorie all’overtime e soprattutto ai rigori dove, tra l’altro, l’implacabile JJ Aeschlimann chiude all’Allmend la grande carriera di Renato Tosio. La finalissima con lo Zurigo è intensissima, spesso scorretta, polemica e purtroppo dalla coda amarissima. Il Lugano si porta sul tre a uno nella serie ma in “gara 5” alla Resega non chiude il conto: una partita giocata senza tifosi della squadra avversaria dopo le violenze fuori dall’Hallenstadion. “Gara 7” del famoso 7 aprile 2001 è allora palpitante: segna Dubé ma Zeiter pareggia al 51′. Si va ai supplementari dove Morgan Samuelsson fulmina Huet e gela il sangue dei tifosi bianconeri. Malauguratamente, non gela però il sangue di una trentina di delinquenti, protagonisti di gravi atti d’inciviltà durante la premiazione.

Il campionato 2001/2002 inizia con la partita Lugano-Rapperswil che sarà ricordata come la prima (e si spera l’ultima) giocata a porte chiuse per gli incidenti durante la finale della stagione precedente. Sulla panchina del Lugano arriva un ex giocatore della “Grande Russia”: Zinetoula Biljaletdinov. Con lui raggiunge Lugano un giocatore già noto e apprezzato in Svizzera: il funambolico Petteri Nummelin. Inoltre fanno ritorno sulle sponde del Ceresio gli inseparabili André Rötheli e Patrick Sutter, mentre da Ambrì arriva Ryan Gardner. Parte Philippe Bozon, sostituito da Mike Maneluk.

Il Lugano ha un ottimo inizio di stagione ma gradualmente perde lucidità e gioco, fino all’eliminazione dalla Continental Cup ad opera dei Vipers Milano, cosicché la dirigenza bianconera si vede costretta a prendere la drastica decisione di allontanare l’allenatore in carica. Al suo posto ritorna sulla panchina Jim Koleff che fino ad allora ricopriva il ruolo di Direttore Sportivo. Prima dei playoff e dopo una storica tournée in Giappone, vengono acquistati due nuovi giocatori per rinforzare le fila bianconere: Noël Guyaz da Coira e Ronnie Rüeger da Zugo. Quest’ultimo prenderà il posto tra i pali di Cristobal Huet, che in estate lascerà poi Lugano per approdare alla corte dei Los Angeles Kings nella NHL. Al termine della regular season i bianconeri si ritrovano al secondo posto dietro al solo Davos, ma i playoff non regalano grandi soddisfazioni con la nuova eliminazione da parte dei soliti Lions dopo aver superato lo Zugo nei quarti.

Nella stagione 2002/2003 si apre il ciclo del “dopo Dubé” e del “dopo Huet”, due giocatori che a Lugano hanno lasciato il segno.  Per sopperire alla partenza del forte giocatore numero 96 viene chiamato un talento dell’hockey svizzero Adrian Wichser che risulterà, al termine della regular season, il giocatore di DNA con il maggior numero di reti segnate. Portiere titolare è Ronnie Rüeger. Jimmy Koleff chiama ad affiancare il duo straniero Maneluk-Nummelin, una vecchia conoscenza dell’hockey svizzero, l’americano Corey Millen, già apprezzata pedina dell’HCAP, che delude tuttavia le aspettative. Sulle rive del Ceresio fa ritorno anche Krister Cantoni, cresciuto nelle giovanili bianconere, che negli anni passati lontano dalla Resega ha maturato una buona esperienza. Il Lugano stenta però a ingranare e ha difficoltà nel trovare il proprio gioco. Koleff decide allora di acquistare un altro giocatore canadese: Brandon Convery. La mossa non dà immediatamente i frutti sperati e, dopo l’ennesima sconfitta, i vertici luganesi si trovano alle corde e decidono di separarsi definitivamente da Koleff il cui rapporto con i tifosi e con i mass-media appare ormai logoro. Si chiude così bruscamente un’epoca.

Alla transenna arriva in corso d’opera Larry “Harry Potter” Huras che infonde fiducia e grinta partita dopo partita, rendendo nuovamente grande il Lugano che, come per magia, torna capace di imporre il suo gioco migliore e di divertire il pubblico. Al termine di una regular season molto equilibrata il Lugano è quarto. Lo precedono nella graduatoria Davos, ZSC, e Berna. La serie dei playoff inizia contro il Kloten, che si rivela come sempre avversario ostico, ma il ritrovato Lugano riesce a dettare ritmi e tempi, aggiudicandosi la qualificazione alla semifinale. Nel frattempo, a rinforzo della linea difensiva priva temporaneamente di Nummelin infortunato, arriva anche il solidissimo e affidabile terzino americano Barry Richter. L’avversario da affrontare in semifinale è ancora una volta lo Zurigo Lions. Questa volta però finalmente la tendenza s’inverte e grazie a due convincenti vittorie all’Hallenstadion, i bianconeri s’impongono con il parziale di 4-1 grazie anche alla buona vena realizzativa di Convery e Maneluk e al grande lavoro difensivo di tutta la squadra. Ad attenderci in finale il Davos di Arno Del Curto, campione in carica. Le prime due partite vengono vinte dai grigionesi,  ma il Lugano non molla, mette in pista tutta la sua grinta e con un carattere da far invidia ai gladiatori, si aggiudica le rimanenti quattro partite.

Un’impresa firmata dalla squadra come tale più che dalle individualità, ad immagine di Rüeger, dell’infaticabile Keith Fair, dell’utilissimo Murovic, del geniale Nummelin, dell’ispiratissimo Rötheli. Gara-6, che conta quale match point, viene nettamente dominata da Capitan Fuchs e compagni davanti ad una Resega gremita in ogni ordine di posti, con un perentorio 4-0 scaturito da una prestazione collettiva d’eccellenza. La formazione bianconera strappa così la coppa dalle mani di un delusissimo Reto Von Arx e porta il sesto titolo della storia bianconera sulle rive del Ceresio. Un titolo che tutti i tifosi luganesi ricorderanno come l’ultimo vinto dal grandissimo Sandro Bertaggia in qualità di giocatore. Sandro, indomito mastino, grande uomo e giocatore esemplare, decide infatti di ritirarsi e appendere i pattini al chiodo, al termine di una fantastica carriera durata ben 18 stagioni con più di 800 presenze in LNA e 6 titoli di campione svizzero con la maglia del Lugano! Quella maglia numero 2 che nessun altro bianconero potrà più indossare…

La rosa degli svizzeri per la stagione 2003/2004 presenta solo qualche piccolo ritocco: in sostituzione del grande Sandro Bertaggia, arriva a Lugano da Langnau il talentuoso e giovane difensore Steve Hirschi, classe 1981. Durante l’estate si parla molto del possibile arrivo di Oleg Petrov in sostituzione di Maneluk ma poi, per volere di tutti si decide di tenere Iron Mike al quale è affiancata un’icona dell’hockey finlandese, quel Ville Peltonen, già campione del mondo con una sua tripletta in finale, che a gennaio aveva alzato proprio alla Resega, in qualità di capitano dello Jokerit Helsinki, il trofeo di vincitore della Continental Cup. Terzo straniero è l’intoccabile Petteri Nummelin che riceverà, tra l’altro, anche il premio come MVP per la stagione precedente. Da notare con orgoglio e piacere l’inserimento di due giovani nella rosa della prima squadra: Mattia Bianchi e Roman Botta.

Il campionato comincia e prosegue nel migliore dei modi con i bianconeri che, sospinti soprattutto dalla straordinaria vena offensiva degli stranieri, concludono la regular season davanti al Berna in testa alla classifica con il record di punti mai registrati: 74 punti in 48 partite giocate!  Ad inizio gennaio la squadra, accompagnata da oltre cento tifosi, vive l’esperienza sportiva e di vita di Gomel, nella poverissima Bielorussia. Sportivamente, resta una certa delusione per la nuova medaglia di bronzo nel Superfinal della Continental Cup. Dopo la vittoria sul Rouen, il Lugano perde di misura con i padroni casa (3-2), prima di vincere la finalina giocando una bellissima partita contro i vice campioni russi in carica del Severstal Cherepovets.

Il 22 febbraio 2004 la Resega celebra un pomeriggio di profonda emozione. In un ambiente di grande partecipazione collettiva vengono ufficialmente ritirate le maglie no. 1 di Alfio Molina, no. 2 di Sandro Bertaggia e no. 4 di Pat Schafhauser con quest’ultimo collegato “live” via satellite ed estremamente commosso da Minneapolis sui nuovi schermi giganti.

Nel primo turno dei playoff i bianconeri affrontano il Friburgo che eliminano in quattro partite. In semifinale riecco spuntare i fantasmi degli ZSC Lions. Il Lugano vince nettamente la prima gara casalinga ma perde le tre successive di cui una all’overtime alla Resega e una ai rigori in trasferta! Ora è proibito perdere e, come si sa, quando il gioco si fa duro…i duri cominciano a giocare! I bianconeri annullano il primo matchball zurighese alla Resega, il secondo all’Hallenstadion grazie ad un’incredibile rimonta negli ultimi istanti di gioco (con Rüeger in panchina e rete di Peltonen) e un gol all’overtime di Maneluk ed il terzo ancora alla Resega. Incredibile ma vero….il Lugano elimina i Lions e si trova in finale!

A giocarsi la finale per il titolo in un Best of Five saranno quindi gli uomini di Huras ed il Berna. Si inizia alla Resega ed il Lugano appare in affanno per le energie psicofisiche spese in semifinale sino a due giorni prima, perdendo così subito il vantaggio casalingo. La seconda partita giocata alla Bern Arena viene vinta 2-1 ancora dagli orsi e, come con lo ZSC, ora il Lugano non può più perdere! Alla Resega la squadra scende sul ghiaccio giocando una partita perfetta e portando quindi il Berna alla quarta partita. Davanti ad un pubblico incredibile, impazzito per la squadra della capitale, i bianconeri rimontano e segnano con un guizzo geniale di Nummelin, il gol della vittoria a soli tre minuti dalla fine.

L’assegnazione del titolo si decide quindi alla quinta ed ultima partita davanti ad una Resega esaurita in ogni ordine di posto e dopo una memorabile caccia al biglietto. L’incontro è equilibrato fino alla fine, quando, a soli 32 secondi (!!!) dall’ultima sirena, Maneluk (con il Lugano senza Rüeger in porta) pareggia con una saetta al volo e rimanda il tutto al supplementare. Ma ormai le energie sono venute meno ed il Berna riesce a meritarsi la vittoria al 14.20 dell’overtime con una rete di Marc Weber al cospetto di un pubblico esemplarmente sportivo anche al momento della consegna della coppa. Complimenti ai nuovi campioni del Berna ma altrettanti complimenti al Lugano per averci regalato un playoff davvero indimenticabile e che rimarrà nella storia!

La stagione 2004/2005 resterà negli annali come una tra le più interessanti nella storia dell’hockey svizzero e una tra le più curiose nella storia dell’Hockey Club Lugano. I motivi sono presto detti: il lockout della NHL, che arricchisce il nostro campionato con star mondiali quali Joe Thornton, Rick Nash, Niklas Hagmann, Dan Brière e Martin St. Louis e la prematura eliminazione dei bianconeri nei quarti di finale dei playoff ad opera dei campioni uscenti del Berna. Tutto questo dopo che la squadra di Huras ha ancora una volta chiuso la regular season saldamente al comando, forte soprattutto delle prestazioni dei suoi due portieri e degli stranieri finlandesi: Petteri Nummelin e Ville Peltonen. Eh sì, perchè, approfittando per l’appunto del lockout della NHL, l’HCL ingaggia l’estremo difensore dei Colorado Avalanche di origine friburghese David Aebischer. Quest’ultimo stimola Rüeger ad una grande regular season, tanto che alla prova dei fatti, complice la spada di Damocle della possibile ripresa in ogni momento oltre Atlantico, sarà proprio Ronnie a difendere la gabbia bianconera per un numero maggiore di incontri.

L’inverno dell’HCL è contrassegnato da una lunga trafila di infortuni tra cui i problemi agli adduttori che limitano il rendimento di Maneluk e due commozioni cerebrali che colpiscono in breve successione Benoit Gratton, il centro canadese voluto dallo staff tecnico per dare più peso all’attacco ma, in realtà, raramente all’altezza delle aspettative. Nonostante ciò, il Lugano si mantiene costantemente al vertice. Dalla Resega transitano provvisoriamente diversi giocatori stranieri di provenienza NHL come Kimmo Timonen, Jason Blake ma soprattutto Alex Tanguay, 24enne quebecois dalla classe cristallina ma sfortunatissimo dapprima per il riacutizzarsi di un vecchio dolore ad un’anca poi, al rientro dopo due mesi, per lo stiramento di un legamento di un ginocchio. Tanguay deve quindi gettare la spugna e per i playoff, cui i bianconeri si presentano con il ruolo scomodo di favoriti, viene scelto Martin Gelinas, oltre 1000 presenze nella NHL, due Stanley Cup vinte e un’intera stagione alle spalle in LNB con il Forward Morges. Inoltre, proprio alla vigilia dei playoff, Paul Di Pietro, in forza al partner-team Coira per tutto il campionato, acquisisce la cittadinanza elvetica e può quindi rinfoltire la rosa luganese.

Purtroppo però, per il secondo anno consecutivo, il Berna, pur se qualificatosi ai playoff per il rotto della cuffia, si rivela ostacolo insormontabile con un gioco difensivo efficace e maggior concretezza nei momenti topici. La serie si chiude complessivamente sul 4-1. Un velo di tristezza anche per JJ Aeschlimann che, dopo 14 stagioni giocate in bianconero, lascia il club per chiudere a 38 anni la sua carriera agonistica a Losanna.